Enopack è il portfolio di packaging enologico sviluppato da Ulisse srl, azienda Toscana dedita alla produzione e lavorazione di buste, sacchetti ed altri prodotti vari in carta, plastica e stoffa, lavorazione per c/ terzi e l’assemblaggio di prodotti vari in carta, plastica e stoffa (codice ateco 17.21).
Grazie ad Enopack aiutiamo viticoltori, enoteche, aziende agricole e case vinicole a presentare il frutto del loro lavoro nel migliore dei modi, raccontando se stessi, la propria storia aziendale ed i sacrifici e soddisfazioni legati al prodotto delle nostre terre e del nostro Ingegno.
Oggi come mai, in un mondo globalizzato, raccontarsi gioca un ruolo chiave nel proporsi al Mercato.
Enopack aiuta i nostri clienti a presentare i propri prodotti, frutto della loro Maestria, nel modo più realistico ed onesto possibile, posizionando i propri prodotti sul mercato.
L’Italia sta ottenendo un ruolo chiave nel panorama mondiale per quanto riguarda il settore Enologico ed è per questo che avvaloriamo l’idea di investire nel Packaging, che ai nostri occhi assume un ruolo chiave, nella fase iniziale di Marketing all’interno della catena di Valore.
Nomen omen, proprio l’Odissea cita più volte la sacralità dell’Uva ed in particolare del suo prodotto più nobile, il Vino. Riportiamo uno dei molti passaggi che ne descrive presenza nell’isola di Ogigia:
“si stendeva vigorosa con i suoi tralci intorno alla grotta profonda la vite domestica: era tutta carica di grappoli.” (Odissea V, 68-69)
“M’accostai in quel momento e ’n man tenendo,
Colma di bruno vin, d’edra una coppa:
“Te’, Ciclope – diss’io –, questo vin bevi,
Or che pasciuto se’ d’umana carne;
Saprai così qual mi teneva in serbo
Licor nel legno mio; te ’l reco adesso
Qual libamento, non di speme uscito,
Che per me tocco di pietà, a’ miei tetti
Rimandarmi vorrai… ma ’l tuo furore
Intollerando ogni confin trapassa.
Chi più verrà tra gli uomini infiniti
A supplicarti ne’ venturi giorni,
Crudele! Ahi! quanto contro il giusto adopri!”
Così dicea, tolse ei la coppa e bevve;
Oltre modo gioì, beendo il dolce
Licor soave, e una seconda volta
Con ressa me n’ chiedea: vèr me benigno:
“Vèrsami ancora, ché m’è tardo offrirti
Ospital dono che t’allegri ’l core.
A’ Ciclopi la terra alma produce
Feconde viti di racemi carche,
Che la pioggia di Giove educa e ingrossa;
Ma quest’almo licor che tu mi porgi,
Certo è fiore di nettare e d’ambrosia.”
Detto, tre volte io gli mescea; tre volte
Stolto! Ei ne bevve a dismisura. Quando
Gli si avventò al cervel del vino il fumo,
Queste gli dirizzai blande parole:
“Ciclope, chiedi il nome mio; m’è tardo
Dìrloti; ma tu ancor l’ospital dono
Pòrgimi, e ciò che promettesti attièmmi:
Nessuno è ’l nome mio; me i genitori,
Gli amici tutti chiamano Nessuno.”
Tacqui e ’l crudel rispósemi: “Nessuno,
Divorerò te l’ultimo, pria gli altri;
Quest’è il dono ospital che ti si serba””
(Odissea IX 451-486, Traduzione di Niccolò Delvinotti)